Golden Axe: Beast Rider – Recensione

Una delle serie più amate sul glorioso Sega MegaDrive ritorna, dopo aver saltato ben due generazioni di console, per la gioia degli appassionati. O forse no, dato che il risultato, tanto per cambiare, è al di sotto delle aspettative.

Nei panni, ancora una volta, di Tyris Flare, dovremo vendicare il massacro del nostro popolo fino a giungere allo scontro finale col malvagio Death Adder, capo di un’orrenda genìa di mostri dalle sembianze più o meno animalesche. In questo gioco, tuttavia, le “bestie” non saranno esclusivamente nemiche, ma anzi potremo cavalcarne una gran varietà e farci così largo per gli scenari con maggiore velocità e potenza di attacco.
 
E qua cominciano i problemi di Golden Axe: Beast Rider. I vari mostri che potremo controllare “vantano” un sistema di controllo semplicemente indegno, caratterizzato soprattutto da una goffaggine di fondo che impedisce di direzionare gli attacchi in modo efficace. Ogni creatura è caratterizzata da un attacco speciale che ne riduce la carica vitale, ma che può risultare indispensabile nelle situazioni più concitate.
 
Se la bestiaccia di turno crepa (o se vi coglie un esaurimento per la lentezza dei controlli), tocca combattere “a piedi”, ed anche qui Golden Axe: Beast Rider palesa evidenti limiti. Impensabile andare avanti agitando minacciosamente l’arma di turno, bisogna scegliere attentamente il tempo per attaccare o si finisce massacrati dai nemici in pochi secondi. Questa impostazione finisce per rendere il gamplay abbastanza blando, inducendo il giocatore ad aspettare l’attacco nemico per poi schivarlo e contrattaccare. Giocano un ruolo ben più interessante gli attacchi magici, che risultano molto efficaci ma utilizzabili solo avendo a disposizione la giusta quantità di mana, le cui cariche, sparse per i livelli, sono tuttavia alquanto rare.
 
Ulteriore e grave limite del titolo è rappresentato dalla linearità degli scenari, delimitati da barriere invisibili che rendono il fattore esplorazione praticamente nullo e vanificano la bellezza e la complessità di talune ambientazioni, davvero suggestive. L’impatto grafico appare solido e caratterizzato da un discreto livello di dettaglio, anche se non fa gridare al miracolo. Anche il sonoro è un po’ deboluccio, soprattutto sotto il profilo degli effetti sonori, banali e ripetitivi.
 
Passando ad elencare gli aspetti positivi del titolo, c’è da dire che comunque Golden Axe: Beast Rider riesce abbastanza efficacemente a ricreare il feeling dei picchiaduro a scorrimento di una volta, pur mancando l’indispensabile modalità per due giocatori. L’impatto grafico è complessivamente appagante, con un elevato tasso gore che trasforma qualunque scontro in una carneficina. Il gioco, insomma, non è affatto male, ma scivola nella banalità per i difetti sopra citati, suscitando non poco disappunto in chi avrebbe gradito un trattamento più adeguato per uno dei titoli che hanno fatto la storia delle console a 16-Bit.
 
VOTO: 6

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