Perché oggi i videogiochi continuano a creare sempre più utenti dipendenti? Qual è la logica di mercato? Come prendere consapevolezza
Il tempo passa e le tecnologie migliorano, e anche per quanto riguarda il gaming le cose cambiano. Le esperienze di gioco sono molto più realistiche, per non parlare poi delle realtà aumentate. Un tempo la pubblicizzazione del videogioco avveniva solo all’uscita, in quanto l’unico profitto consisteva nella vendita del gioco stesso, ad oggi invece è tutto diverso, tanti giochi online non guadagnano sull’acquisto del gioco ma sulle ore spese sulla piattaforma.
Il mercato è infatti ormai dominato da aziende che producono giochi gratuiti, dotati di diverse microtransazioni: per esempio l’acquisto di armi, oppure di strumenti che servono a sbloccare i livelli, e via discorrendo. Si tratta di micro-pagamenti che il giocatore neanche avverte perché intento ad andare avanti nell’avventura, ma che in realtà portano l’utente a supportare l’ideatore molto più rispetto al semplice prezzo d’acquisto.
In aggiunta c’è anche la possibilità di riproporre il gioco in versioni per diversi device, in modo da ampliare ancora di più il pubblico. Ma cos’è che rende il videogioco così attrattivo tanto da renderlo lo scopo principale per cui alzarsi dal letto nel quotidiano? Per molti ragazzi, ma anche per la fascia più adulta, il videogioco diventa un modo per tutelarsi dalla realtà.
Come funzionano i videogiochi e perché si entra nella trappola della dipendenza senza rendersene conto
All’interno del gioco, le azioni del protagonista sono molto più coraggiose e trasportano l’utente nell’avventura, cosa che invece nella vita reale non è sempre possibile. L’universo del videogioco diventa quindi la giusta scusa per scappare dall’esterno troppo noioso e reale, per sognare davanti a uno schermo.
Il lavoro non riesce a renderci così contenti di alzarci dal letto al mattino, nella maggior parte dei casi la routine crea emozioni negative; svegliarsi con l’idea di poter continuare l’avventura, invece, crea un picco di dopamina e serotonina e il nostro corpo diventa letteralmente assuefatto da quella sensazione positiva (un po’ come succede nelle altre tipologie di dipendenza).
I videogiochi di oggi si basano poi sull’errorless learning, ovvero spingono ad aiutare il protagonista in tutte le fasi di gioco, soprattutto in quelle iniziali, in modo da spronarlo ad andare avanti, senza la delusione del fallimento totale e soprattutto senza dover riniziare tutto da capo. Un po’ come i pasti preconfezionati, monoporzione a cui siamo abituati in questa nuova società: in un certo senso compri con la sicurezza di non dover bruciare la cena.
Questo costruire e oltrepassare i livelli del gioco diventa un appagamento e una fuga dal mondo esterno, dove invece non ci sono ricompense immediate (es: lo studio). Questa situazione potrebbe portare ad un impoverimento delle opportunità relazionali concrete dell’individuo e successivamente anche a una forma di chiusura e distacco dalla realtà esterna.
Il meccanismo funziona molto lentamente, se si parla con un giocatore accanito lui non ammetterà mai la sua dipendenza, anzi farà notare quanti amici ha dietro lo schermo, con cui gioca nel virtuale quotidianamente. Si cade nella trappola, lentamente, senza rendersi conto. Ciò non significa che giocare ai videogiochi non possa avere riscontri positivi, l’importante è darsi un tempo, un orario massimo settimanale, con una sveglia, e non smettere di rispettarlo.