Prince of Persia – Recensione

[galleria id=”346″]Lasciamoci condurre dai profumi di un oriente lontano e misterioso. Sete preziose e tappeti ricamati si mescolano agli odori di spezie e incenso. Ubisoft ci prende per mano e ci porta nella magia della sua ultima fatica.

Agli albori…
Quasi quattro lustri sono trascorsi dalla prima incarnazione del nostro alter ego digitale. Il primo gioco shareware del mio vetusto PC 386. Ai tempi occorreva una buona dose di fantasia per ricreare nella proprio mente i tempi e i luoghi che scorrevano davanti ai miei occhi su un monitor a tubo catodico. Già allora però il noto programmatore Jordan Mechner si era procurato una fama che ancora oggi aleggia intorno a lui. Attraverso una tecnica chiamata rotoscoping aveva filmato i movimenti del fratello, il quale correndo avanti e indietro gli permise di ricreare i movimenti sul suo computer e trasferirli nei pixel del principe. Oggi l’industria cinematografica e videoludica si avvale del Performance Capture che in buona sostanza ricalca la stessa idea.
 
C’era una volta…
La storia di Prince of Persia ricalca da vicino quella di Aladdin in una atmosfera da Mille e una notte. In un’ora di tempo abbiamo infatti il compito di salvare la principessa, prima che questa sposi il malvagio Jaffar. Dopo un secondo capitolo, leggermente sottotono, arrivò la pessima idea di Red Orb Entertainment di prendere il gioco originale e trasformarlo in 3D. Tralasciando il doppiaggio trash nella nostra lingua, la vera mela marcia è il gioco stesso. I movimenti, vero punto di forza del primo capitolo, sono riprodotti in modo legnoso e impreciso. Gli ambienti spogli, i personaggi ridicoli e i combattimenti assolutamente fuori dalla comune logica umana hanno portato ad un inesorabile crollo del brand.
 
Ubisoft pensaci tu!
Dovremo attendere pochi anni affinchè mamma Ubisoft riprenda in mano il lavoro e lo ricominci da zero. Prince of Persia: The sands of time approda su tutte le console del tempo. Il risultato degli sforzi del team è la perfetta riuscita che coniuga un gioco tipicamente action a un platform dalle sfaccettature consolidate di Tomb Raider. Se la prima saga termina con il terzo capitolo, il successo ha portato la casa francese a continuare la sua tradizione e portare anche alle console next gen nuova linfa per i suoi giocatori.
 
Un nuovo inizio
Il nuovo Prince of Persia non ha più sottotitoli. Il suo intento è di instaurare un legame con nuovi fans ricalcando l’idea originale dei titoli sopra citati. Il nostro eroe si mostrerà a noi in una tempesta di sabbia, da cui emergerà con vestiti logori. L’unico riferimento alla prima trilogia traspare dal nome Farah che continua ad invocare. Se qui è infatti la sua asina che si è persa con i tesori che ha accumulato, nelle Sabbie del tempo è il nome della principessa che deve salvare. Non sarà privo di una controparte nobile anche in questo titolo. Dopo pochi minuti infatti si troverà tra le braccia Elika: una sacerdotessa e futura sovrana di un mondo al confine tra la realtà e il soprannaturale. La nostra missione? Salvare il mondo da un’oscura entità che se ne vuole appropriare.
 
Anche l’occhio vuole la sua parte
Il gioco non si perde in inutili fronzoli o lunghi filmati in computer grafica. Il menu è semplice, opzioni classiche ma tirate all’osso e in pochi istanti vi lancia nell’avventura. La grafica in Cell Shading brillerà in tutta la sua potenza tecnologica, richiamando da vicino il futuro Street Fighter 4 con un accento arabo. Tutto quello che vi serve per affrontare i salti, colonne dirupi e scivolate lo imparate in pochi minuti. I comandi reagiscono in modo rapido alle vostre sollecitazioni e la difficoltà nell’incedere della storia è legata a doppio filo ai vostri riflessi nel premere il tasto giusto al momento giusto. Il gioco è diviso in 4 capitoli a loro volta suddivisi in altrettanti sotto-capitoli. Il nostro scopo e purificare le terre fertili dagli dei diventati demoni. Per riuscirci dovremo collezionare e raccogliere le sfere di luce sparse per ogni piattaforma che liberiamo allo sconfiggere di un nemico.
 
Morire è impossibile, Elika giungerà ad aiutarvi ed estrarvi fisicamente da qualsiasi problema vi siate infilati. Un salto sbagliato e tornerete alla piattaforma precedente, un mostro vi uccide e tornerete dopo poco ad affrontarlo come se niente fosse. Questo elemento non vi spaventi. Non appiattisce infatti la difficoltà, seppure qualcuno potrebbe storcere il naso, aiuta solo a sradicare profondamente il senso di frustrazione che affligge il non superamento di alcuni elementi prima del checkpoint. Ampio respiro è stato dato ai nemici che sono affrontabili uno alla volta. La combinazione di combo disponibili e la scelta strategica delle armi giuste da utilizzare per eliminarli, regaleranno grandi soddisfazioni. L’avventura ha una durata di circa 12 – 15 ore a correre verso la fine, chi si vuol godere il panorama ampio e ben delineato, cercando di raccogliere tutte le sfere di luce allungherà non di poco l’esperienza. Disponibile per PS3 e Xbox 360, a breve anche per PC. Non vi sono differenze tra una versione e l’altra, tutte mantengono una grande fluidità e un’estetica ricercata.
Un altro successo del doppiaggio italiano che sta crescendo e migliorando ad ogni titolo, buone le musiche orientali che sapranno rilassarvi o infiammarvi a seconda dei momenti.
 
Dulcis in fundo
Un’esperienza appagante per un genere che ha saputo estrarre dal cilindro un lavoro meticoloso e curato. Per i neofiti un must have, per i fans del loro eroe dalla scimitarra facile un must buy, per i veterani degli action platform è un’avventura divertente ma che non stupirà oltre misura per la sua originalità.
 
Grafica: 8
Sonoro: 8
Giocabilità: 9
Longevità: 7.5
TOTALE: 8

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