Gran Turismo, vecchio classico della Playstation

Pochi giochi hanno avuto sul mondo dell’intrattenimento elettronico l’impatto del primo Gran Turismo.
All’epoca i titoli di guida rientravano per la maggior parte nel genere “Arcade”: una manciata di auto, modello di guida semplificato e gare rapide basate su pochi giri di pista. Con il primo GT tutto cambiò: arrivò un parco auto che comprendeva oltre 140 veicoli reali (per la maggior parte di produttori giapponesi), una modalità Carriera che ci costringeva a prendere patenti per avanzare e a comprare nuove auto con le vincite realizzate nelle gare precedenti e un modello di guida realistico come poche volte si era visto prima, tanto che prima di scendere in pista si poteva addirittura effettuare la messa a punto della propria auto. Questo ebbe un efetto istantaneo: attirare l’attenzione di chi, pur non amando i videogiochi, era appassionato di auto e di corse. Il primo GT amplificò a dismisura l’interesse del pubblico più eterogeneo nei confronti della PlayStation, anche grazie ad altre scelte azzeccate, come adottare una delle prime colonne sonore su licenza (erano presenti brani di Garbage e Chemical Brothers, tra gli altri). Il risultato fu straordinario: oltre 10 milioni di copie vendute e un nome che tuttora è sinonimo di automobilismo nel mondo dei videogiochi.
 
In un gioco di guida non ci sono veri “protagonisti”, ma se proprio dobbiamo sceglierne uno in Gran Turismo allora al scelta non può che ricadere sulla mitica Dodge Viper: l’auto più potente del gioco, su cui si potevano mettere le mani solo dopo ore e ore di sfide all’ultimo sorpasso. Menzione d’onore va fatta invece per l’altrettanto mitica Honda Prelude: modesta auto giapponese con cui quasi tutti abbaimo effettuato i primi giri di pista in GT, per il suo costo limitato (meno di 10.000 crediti concessi inizialmente dal gioco) e el sue prestazioni tutto sommato dignitose.
 
E nel 2008?
Il valore del primo Gran Turismo è tutto storico. Si tratta di un titolo seminale, che negli anni è stato ampliato e migliorato dai suoi seguiti, ma riscoprirlo al giorno d’oggi ha lo stesso sapore di riguardare i vecchi film horror degli anni ’70: gli effetti speciali sono sorpassati, ma lo stile è ancora inconfondibile.
 
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