Guilty Gear 2: Overture – Recensione

“Rivoluzionare un franchise è un invito a nozze per i detrattori e un rischio notevole nei confront degli appassionati”. Probabilmente Arc System Works non ha tenuto conto di questa regola non scritta, e i risultati non sono esattamente dei migliori.

Lo stravolgimento dei fondamentali della serie Guity Gear, diciamoci la verità, era semplicemente questione di tempo. Ormai tutte le grandi serie di picchiaduro bidimensionali sono passate (tristemente?) al 3D, alcune con risultati potenzialmente eccezionali (Street Fighter 4), altre con esiti contrastati (The King of Fighters Maximum Impact 1 & 2), e quelle che non l’hanno fatto sono praticamente morte (Samurai Shodown? Fatal Fury?); da qui però a rivoluzionare completamente la struttura di gioco ce ne corre, e con Guity Gear 2: Overture pare proprio che Arc System Works abbia voluto fare il classico “passo più lungo della gamba”, confezionando un prodotto coraggioso ma nel contempo inconcludente.
 
Nei panni di Sol Badguy e della sua fida “spalla” Sin siamo chiamati ad affrontare una vicenda tutto sommato standard (solita invasione di emissari del male da gonfiare a dovere) ma piena di richiami all’universo dell’anime Guilty Gear, richiami che faranno piacere ai fan della serie ma lasceranno un po’ perplessi tutti gli altri, in quanto poco esplicativi. La traduzione letteral-pedestre dal jap non aiuta a svelare i retroscena di una trama alquanto surreale, al pari dei personaggi e delle ambientazioni; la sensazione di straniamento è più fastidiosa che intrigante, ma del resto il titolo non richiede poi una gran comprensione per andare avanti.
 
Eh già, perché alla fine della fiera la tanto decantata prospettiva strategica va a farsi benedire, e Guilty Gear 2: Overture si rivela un semplice hack’n’slash condito da poveri aspetti gestionali; infatti, nei vari livelli, dovremo avanzare massacrando nemici su nemici e cercando di catturare degli “spiriti” che ci consentiranno di avere accesso a nuove truppe o upgrades per quelle già al nostro servizio. Quando avremo messo su un’armata micidiale, potremo lanciarci all’attacco del super-nemico di fine livello, una volta fatta piazza pulita dei nemici minori.
 
Tutto questo, se può sembrarvi appetibile, in effetti non lo è. Andare avanti roteando l’arma di turno come forsennati, senza un briciolo di pianificazione mentre orde di nemici arrivano da ogni direzione si traduce in un autentico “macello”, in cui è già difficile riuscire a intravedere la sagoma del proprio eroe. Ripetitivo, scriteriato e senza spina dorsale, il gioco Arc System Works si salva dalla mediocrità grazie a un comparto tecnico tutto sommato valido, pulito e solido oltre che molto dettagliato e colorato. Peccato insomma, che il gioco non riesca ad essere niente più che un clone mal riuscito di Dynasty Warriors.
 
VOTO: 6

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