Il Governo italiano vuole avere accesso ai nostri messaggi su WhatsApp: ne ha parlato il ministro dell’Interno Piantedosi in una recente intervista.
WhatsApp è finito nel mirino del Governo italiano insieme ad altri servizi di messaggistica. Come spiegato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel corso di un intervento nella trasmissione Codice – La vita è digitale su Rai 1, l’obiettivo è monitorare queste piattaforme e avere accesso ai messaggi scambiati dagli utenti con l’introduzione di una normativa più rigida.
Durante la sua intervista, il ministro Piantedosi ha parlato della necessità di introdurre maggiori controlli e obblighi per le applicazioni di messaggistica. A questo scopo, il Governo italiano è intenzionato ad istituire una nuova autorità in collaborazione con la Polizia Postale, legata allo stesso Ministero dell’Interno e dedicata al monitoraggio dei servizi che usano la crittografia end-to-end (come WhatsApp, ma anche Signal e Telegram).
Il Governo vorrebbe che le app di messaggistica siano equiparate alle compagnie telefoniche, con i medesimi obblighi, tra cui avere una sede legale nell’Unione Europea. Per chi non si attiene alla normativa, il Ministro dell’Interno propone anche l’applicazione di sanzioni – fino alla sospensione del servizio interessato.
La volontà del Governo italiano di controllare le applicazioni di messaggistica si lega a motivi di sicurezza nazionale, come spiegato dal ministro Piantedosi. La crittografia end-to-end, che assicura la privacy degli utenti impedendo a terzi di leggere i loro messaggi, rappresenta un ostacolo per le indagini su reati come il traffico illecito, la pedopornografia e il terrorismo.
Per questa ragione sarebbe necessaria un’autorità incaricata di monitorare i servizi come WhatsApp, che avrebbero l’obbligo di collaborare con le autorità giudiziarie condividendo i dati e le informazioni richieste. L’idea si rifà ad un appello lanciato non molto tempo fa dal capo della Polizia, Vittorio Pisani, in occasione del Festival dell’Economia di Trento.
Il direttore della pubblica sicurezza ha sottolineato le differenze normative attualmente in vigore tra le aziende del settore delle telecomunicazioni, che hanno l’obbligo di collaborare con la magistratura, e le applicazioni di messaggistica, escluse da questo vincolo. La misura, tuttavia, aprirebbe una serie di criticità.
L’introduzione di un’autorità dedicata al monitoraggio dei messaggi degli utenti minerebbe il concetto di privacy assicurato dalle piattaforme digitali e renderebbe necessario l’uso di backdoor legali per l’accesso ai dati degli utenti, sollevando dubbi sulla protezione delle informazioni private di questi ultimi. Inoltre, l’imposizione di stabilire sedi in Europa potrebbe portare alcuni provider a ritirarsi dal mercato anziché adattarsi alla normativa.
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