Electronic Arts sta risolvendo i problemi che molti possessori di Battlefield 3 hanno denunciato, dopo essere stati bannati senza motivo. Le incomprensioni tra i fan e la software house sono nate tra dicembre e gennaio, quindi un mese fa circa, quando i primi giocatori hanno iniziato a far notare alla compagnia di non aver assolutamente infranto il regolamento. Prima ignorati, gli stessi gamer sono stati poi presi in considerazione, visto che il problema è stato denunciato da un numero sempre più alto di persone. Solo in questo modo, EA è riuscita a scoprire che dietro a tutto si nascondevano gli hacker, quei pirati informatici che proprio non hanno digerito il programma anti-cheat Punkbuster messo a punto dalla compagnia per bloccare l’utilizzo di trucchi e codici. A svelarlo è stata la stessa software house: abbiamo determinato – queste, le parole dei responsabili – che il problema non risiede direttamente in Battlefield 3, ma in alcuni servizi terze parti utilizzati nei server insieme a PunkBuster.
Insieme ai provider terze parti – ha recentemente dichiarato la compagnia – abbiamo fatto alcuni passi avanti per impedire ban ingiustificati da parte di estranei, e migliorare la protezione contro futuri attacchi.
Non si è ancora arrivati alla risoluzione totale del problema, ma la compagnia si dice fiduciosa e, soprattutto, determinata: l’esperienza di gioco dell’utenza non può essere messa a rischio da comportamenti che definire ‘sudboli’ è poco.
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