In realtà, secondo Désilets, c’è stato un problema relativo proprio al primo Assassin’s Creed. Non è stato chiesto ai giocatori di muoversi liberamente prendendo anche delle iniziative e in molti casi la nascita di avventure “personalizzate” in base alla trama non è avvenuta proprio perché i giocatori non sapevano di poterlo fare.
Ecco cosa ha detto Désilets: “Fuori dal regno, in sella al vostro cavallo, ci sono così tanti posti con piccoli avamposti di Crociati con cui interagire. Quando vi avvicinate a Damasco, c’è un tizio con trentacinque soldati di fronte a lui: se lo uccidete, tutti vi inseguiranno. Io l’ho fatto e quella è diventata una delle mie piccole ‘storie’. Con Assassin’s Creed il problema è che non avevamo mai chiesto a nessuno di fare una cosa del genere. Molti giocatori semplicemente passavano vicino a questi raggruppamenti, ignorandoli. In Assassin’s Creed II, però, tutto ciò è stato strutturato di modo che fosse per forza di cose visibile“.
Una differenza sostanziale che secondo l’esponente di Ubisoft si riflette quindi sul modo di giocare da parte degli utenti. E proprio su questo si basano le considerazioni di Désilets: “Mi piace il primo Assassin’s Creed perché è l’episodio più puro della serie. Ci sono un sacco di storie che è possibile vivere, ma dipendono da voi: siete voi a decidere cosa fare e cosa no. In Assassin’s Creed II, invece, abbiamo creato noi delle avventure e imposto ai giocatori di viverle“.
Adesso non ci resta altro da fare che attendere l’uscita di Assassin’s Creed 3, che arriverà in autunno.
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