Nintendo DS – “Revolution” della pirateria?

R4
Le vicende che vedono l’R4 Revolution in testa ai commenti, non sempre edificanti da parte di Nintendo, si ripresentano con due dichiarazioni ufficiale che vi riporto e che vi faranno luce sugli eventi travagliati di questi dispositivi.

Così parla Nintendo riguardo all’appello dei dispositivi R4. Ve la riporto per intero.
 
Vimercate, 5 marzo 2009 – La Sezione proprietà industriale e intellettuale del Tribunale Civile di Milano ha ordinato alla società PCBox Srl di Firenze di cessare immediatamente la distribuzione dei dispositivi illegali per console Nintendo Wii e Nintendo DS, come l’R4 Revolution (o similari) per Nintendo DS.
 
Il tribunale ha stabilito che mod chip e game copier sono per se vietati dalla legge perchè permettono di aggirare le misure tecnologiche di protezione integrate nei sistemi delle console Nintendo, tutelate dalla legge italiana e della Comunità Europea sia sotto il profilo civile, sia sotto quello penale. Il tribunale ha definito irrilevanti le motivazioni della difesa: questi dispositivi non sono utilizzati per espandere le funzionalità della console, ma nascono con il preciso obiettivo di consentire l’utilizzo di copie illegali.
 
Nello scorso novembre, Nintendo aveva depositato un ricorso cautelare presso il Tribunale Civile di Milano contro la PCBox Srl, che aveva messo in vendita questi dispositivi, noti comunemente come game copier e mod chip, i quali permettono di aggirare le misure di protezione delle console Nintendo e di utilizzare videogiochi duplicati scaricati illegalmente da Internet che non potrebbero essere normalmente utilizzati con la console stessa. Lo scorso gennaio il tribunale aveva proibito alla PCBox Srl di Firenze la distribuzione dei dispositivi illegali. Nonostante il ricorso in appello da parte della PCBox Srl, il tribunale ha confermato la propria decisione, creando così un importante precedente contro la vendita di game copier e mod chip in Italia.
 
Il fenomeno illecito della pirateria non solo danneggia in modo significativo Nintendo, ma ostacola lo sviluppo e la crescita dell’industria videoludica nel suo complesso. Secondo i dati dell’Entertainment Software Association (IIPA Special 301 Report), infatti, in Italia la percentuale di pirateria nel settore dei videogiochi è salita dal 40% nel 2006 al 67% nel 2007 con un mercato illegale del valore di oltre 556,5 milioni di euro.
 
“Siamo ovviamente soddisfatti di questa sentenza, che colpisce dispositivi che non soltanto sono illegali ma incoraggiano la pirateria e la contraffazione, causando danni evidenti a tutto il settore videoludico”, ha dichiarato Andrea Persegati, Direttore Generale di Nintendo Italia.
 
Replica di Pcbox:
La società Pcbox s.r.l. (“Pcbox”) ha preso atto, con stupore, del comunicato diramato il 5 marzo 2009 dall’Ufficio Stampa Italia di Nintendo, secondo il quale vi sarebbe stato un “appello”, una “sentenza” e il Tribunale di Milano avrebbe “definito irrilevanti le motivazioni della difesa”.
A fronte di tali affermazioni, del tutto inesatte, Pcbox ritiene doveroso chiarire che non vi è stata alcuna sentenza, visto che la causa di merito non è neppure iniziata, e la prima udienza è prevista per giugno 2009. Il Tribunale di Milano, peraltro respingendo ancora una volta la domanda di pubblicazione del provvedimento cautelare avanzata da Nintendo (proprio perché sarà il giudizio di merito a chiarire chi ha torto o ragione), ha sì confermato, con altra ordinanza emessa in fase di reclamo, il provvedimento emesso, in sede di cognizione cautelare e sommaria, l’inibitoria disposta dal primo giudice, ma ciò ha fatto osservando, ad esempio, che “Ogni più approfondita indagine quanto alla destinazione dei dispositivi PCBox e al mercato dei giochi liberi, appare preclusa, per la complessità degli accertamenti sottesi, in questa sede cautelare”.
Sempre il Tribunale di Milano, trattando della questione centrale della difesa di Pcbox – ovverosia la “blindatura” della tecnologia proprietaria e la conseguente impossibilità per i consumatori di utilizzare l’hardware indipendentemente dal software “licenziato” da Nintendo – ha affermato di non poter entrare nel merito della questione, spettando a Pcbox il compito di “attivare gli organi competenti a livello nazionale e comunitario (l’autorità garante per la concorrenza e il mercato e la commissione europea)”. Esattamente quanto, come già preannunciato, Pcbox si appresta a fare, avendo già incaricato l’avvocato Sandro Guerra del Foro di Firenze per la redazione di esposti all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e alla Commissione europea.
Giudicherà chi legge, alla luce di quanto sopra segnalato, se il comunicato stampa Nintendo abbia o meno ricostruito fedelmente l’iter procedimentale. Ciò che è certo è che la motivazione dell’ordinanza – e non “sentenza” – emessa in sede cautelare e sommaria dal Tribunale di Milano tutto autorizza eccetto che a scrivere, come pure è stato fatto, che sarebbe stata posta la parola fine su questa vicenda, destinata – finalmente – ad essere chiarita da un Tribunale in sede di cognizione piena nella causa di merito che inizierà a giugno 2009.
A prescindere da ciò, peraltro, Pcbox, certa di aver sempre operato nel meticoloso rispetto della normativa vigente, si batterà fino alla fine per vedere affermato il diritto di ogni consumatore a non subire imposizioni da parte di coloro che, “blindando” la tecnologia per asserite esigenze di tutela dei diritti di proprietà intellettuale, sembra voler percorrere, in realtà, una strada ben diversa. Nei prossimi giorni Pcbox chiederà formalmente a Nintendo il rilascio di specifiche tecniche e/o di software per consentire alle varie piattaforme di leggere e far girare programmi autoprodotti (come gli homebrew), sviluppati da terzi indipendenti. Dalla risposta, è certo, i consumatori potranno comprendere molte cose e ci auguriamo che i media vorranno seguire con maggiore attenzione questa vicenda.
 
Foto tratta da superblog.tgcom.it

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