Grand Theft Auto continua ad istigare alla violenza

GTA
Grande Theft Auto non è mai stato un gioco “educato”, nemmeno nelle sue prime, tutto sommato abbastanza “innocenti” (rispetto alle attuali) incarnazioni su PSX, in cui era poco più di un driving game con visuale dall’alto.

Gli ultimi episodi, cioè in pratica da Grand Theft Auto 3 in poi, sono stati però caratterizzati da un escalation di violenza talvolta ben poco giustificabile. Non per fare falsi moralismi, ma Grand Theft Auto 4, giusto per citare l’ultimo uscito, è un gioco spesso e volentieri inutilmente violento, e questo è insindacabilmente vero a prescindere al parere di chi scrive. Anche le più piccole azioni che è possibile compiere nel gioco sono un concentrato di violenza talvolta disgustoso e gratuito, che regala validi votivi di critica alla censura, spesso bigotta, che da anni ormai incombe sui videogiochi come un avvoltoio.
 
A darci ragione, l’ennesimo tristissimo fatto di cronaca, accaduto questa volta a New York: sei giovani, di età compresa tra i 14 e i 17 anni, sono stati arrestati con l’accusa di aver pestato a sangue un uomo, tentato di rubare un’auto ed averne distrutta un’altra a sprangate. I giovani si sono giustificati dicendo di voler imitare quanto fatto in GTA4 dal loro alter ego digitale.
Volendo essere del tutto obiettivi, non si può non riconoscere che questi ragazzi avessero disturbi comportamentali già prima di giocare a Grand Theft Auto 4; del resto, esistono un’infinità di titoli violeni e non tutti i giocatori (quasi nessuno, a dir la verità) si tramutano per questo in killer spietati o vandali.
Tuttavia, è inevitabile riflettere su quest’episodio e riconoscere che comunque la violenza nei videogiochi debba essere quantomeno finalizzata al raggiungimento di un obiettivo di gioco, e questo, in GTA 4, spesso non avviene. Shame on you, Rockstar Games.

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